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FEMIJERIA IME - Edlira Jorgji Doko


Dikur, ne vogeli, e enderroja nje biciklete. Nje biciklete ngjyre roze ose bezh. Me rrota te forta, me timon prej druri,

para nje shport me lule, e njecik buke gruri.

Ato kembet e vogla me mish te njome, cepuar nga cakulli i serte

qe nuk paten mundesi te vishnin nje pale sandale me take.

Ne dimer mberdhifnin e shtrengonin nofullat e vajzerise,

ne vere vraponin pas cdo bajame celur, cdo kumbulle zemerkuq.

E enderroja veten ne nje keshtjelle te madhe, me fustan te gjate gjer tek kembet, me byzylyk ne duar, e perla ne qafe.Me behej sikur vija nga nje bote tjeter, nga bote fine, elegante, te gjakut blu. Por ishte nje enderr, dhe enderrat nuk quhen me symbyll.

Sa me e madhe behesha, kaq me teper kisha zili te kapja majat e yjeve, dhe diellin si ortak ne altar. Sa me shume rritesha, kaq me teper e vija ne kryq veten, i beja graden e trete, edhe ne gabim, edhe ne te drejte, nuk i lija fryme as vend, as te dukej nen o mbi shoqet.

U rrita. Bleva biciklete. Biciklete te vjeter. Ishte viti 2000. Ne fakt e bleu im shoq per vete. Ishte biciklete burrash. Kur e provova per here te pare, u rrezova keq, u vrava keq. Me blen nje te vogel im shoq. Graziela. Te perdorur. Hap e mbyll. Futej dhe ne bagazh te makines. Kaq e bukur dhe komode. Ketu e pata te lehte fare-

- fragment

Autobiografia

La mia presentazione

Sono nata a Valona (Albania). Non ci vivo più la da quasi 30 anni. Sono una donna sposata, mamma di due splenditi ragazzi Angelo e Matteo. Nata nei anni d'oro il 10 febbraio 1973, la quarta figlia femmina, naturalmente non desiderata, e dopo di me, Dio mandò alla nostra famiglia due fratelli. Papà ebbi la gioia di festeggiare alla grande. Da noi si usa la grappa di uva. Vengono tutti i parenti nel banchetto perfino anche quello lontano da sette generazioni. Si riuniscono e cantino. Bevono e mangiano. Veramente mi fa venire la voglia di volare indietro nel tempo. La mamma cucinava dolci, che da noi si chiamano "petulla" più o meno come quelli in vostra sagra.

Cresciuta con poco, ma pieno di affetto e amore. Ho vissuto nella campagna, vita durissima, e piena di pettegolezzi.

La dittatura era come le montagne russe, dove salivi, ma era pericoloso scendere. Il imo paese era tesserato comunista. Si mangiava pane di mais nel fiore della gioventù. Se ubbidivi tutto era facile per la famiglia, per il paese. Ma a me stava stretta quella vita programmata da altri. Molte volte ascoltavo musica proibita a volume alta. Ho fatto dei errori, errori giovanili, che non mi sono vergognata né pentita. Entrano nella normalità.

La mia infanzia è normale, spensierata, povera ma felice.

Io non avevo la mia guardaroba come le bambine di oggi. Io ero entusiasta anche con le scarpe di mia sorella, di mio papà, con i vestiti che passavano le altre tre sorelle prima di me. Non era un problema per me. Capivo la situazione. Molto matura delle mie compagne di classe. Scontrosa con la mia mamma, affettuosa con mio papà. Non desiderata dai ragazzi. Non mi ha fatto nessuno la corte. Ero sempre io, che li guardavo nei occhi, ma nessuno mi filava. Non ero brutta. Semplicemente rompi palle.

Leggevo poco. Non cerano libri in casa. Erano sono quelli di papà. Il comunismo. Marks Engls le riveste del comunismo.

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